sabato 30 marzo 2013

Le cinque maschere vitalizzanti



Se vi accorgete che la vostra pelle ha bisogno di essere nutrita, che il suo colore è spento, il tono rilassato; insomma se c’è qualcosa che non funziona nel vostro organismo e la pelle ne risente, se lo specchio vi restituisce un’immagine invecchiata, è il momento di fare il famoso “ciclo delle cinque maschere”, già consigliato sui rari trattati di cosmetica del secolo scorso. Si tratta di fare cinque diverse maschere, una dopo l’altra a giorni alternati, per restituire progressivamente alla pelle tutto quello di cui ha bisogno per ritrovare il suo giusto equilibrio.

Maschera alla lecitina: Sbattete un rosso d’uovo con un cucchiaino di miele, aggiungete un cucchiaio di lecitina di soia in polvere e un cucchiaio d’olio d’oliva per ottenere il giusto grado di densità.

Maschera al lievito di birra: Schiacciate con la forchetta 10 grammi di lievito di birra, aggiungete un cucchiaino di latte in polvere e tanta acqua quanto basta a fare un impasto morbido.

Maschera alle vitamine: Schiacciate con la forchetta un avocado o un pezzo di papaia e mezza mela farinosa; aggiungete mezzo cucchiaino di limone e amalgamate bene.

Maschera alla farina di avena: Mescolate a un cucchiaio abbondante di farina d’avena un cucchiaio di olio di mais; aggiungete il succo che riuscite a spremere da una manciata di foglie di crescione, tritate con uno dei tanti piccoli elettrodomestici che si hanno oggi in cucina (se non trovate il crescione sostituite con foglie di lattuga). Stendete la maschera sul viso e sul collo, dopo esservi stese con la testa su un asciugamano, perché le maschere oleose sono molto efficaci ma difficili da applicare.

Maschera all'azulene:  Preparate un infuso concentrato di camomilla (1’azulene è il principio attivo calmante contenuto nella camomilla). Quando sarà tiepido imbevete alcune compresse di garza e ponetele sul viso e sul collo. Dopo una decina di minuti applicate una maschera preparata con un cucchiaio di farina d’orzo stemperato con 3/4 cucchiaini dell’infuso rimasto.


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